Connessioni Museali: La stazione museo ferroviario Spoleto Norcia

Connessioni Museali: La stazione museo ferroviario Spoleto Norcia

Con il progetto Connessioni Museali, la Valnerina ha creato un percorso reale e virtuale di valorizzazione di luoghi e beni culturali e patrimonio immateriale e contesti naturalisti. 
Fra questi spicca la Stazione Museo Ferroviario della ex Spoleto -Norcia inserita nel territorio spoletino.
 La ex linea ferroviaria, oggi rigenerata a una delle più belle greenways d’Europa fu progettata da Erwin Thomann. La corografia presente nel corridoio al piano terra rimanda all’esecutivo realizzato fino al Capolinea montano di Norcia alla chilometrica 51,250, ricalcando solo in parte i precedenti progetti Bezzi (1897) e Carosso (1911). Con la pendenza massima del 4 per cento e con raggi di curvatura anche di soli 70 metri, il tracciato supera il Valico di Forca di Cerro con una Galleria di Caprareccia lunga due chilometri a quota 625 metri. Poi l’affaccio in Valnerina con l’adozione di gallerie Elicoidali e viadotti minori l’arrivo alla Stazione di Santa Anatolia. Poco più avanti a Piedipaterno la linea adotta il fiume come compagno di viaggio per ben 25 chilometri: il Nera, il Corno ed il Sordo dopo gli spettacolari passaggi nelle Gola di Balza Tagliata e di Biselli, facendo terminare la corsa del treno ai piedi dei Sibillini in sole due ore. Il tardo Liberty che aggrazia le Stazioni ed i sei ponti in ferro sul Fiume Corno connotano insieme alle 19 Gallerie, due chilometri di viadotti e ponti, lo sviluppo di questa linea dalle sembianze di ferrovia alpina che arricchisce, diventandone parte integrante, il paesaggio del Sub Appenninico Umbro che attraversa.


Visitando il Museo, interessante è la cosiddetta Stanza Paolo Basler, l’uomo della Ferrovia Spoleto – Norcia: progettista e realizzatore, poi direttore dell’esercizio, infine amministratore, insomma uno Spoletino venuto dalla Svizzera. Nacque nel Cantone Argovia della Svizzera Tedesca nel 1885, dopo la Laurea in Ingegneria nel 1909 iniziò subito a collaborare con l’Ingegnere Jacques Sutter, titolare dell’impresa omonima che poi realizzò la Ferrovia. Giunto a Spoleto nel 1912 con il bagaglio ligneo oggi visibile nella Sala Basler, collaborò al progetto definitivo che la Società Subalpina di Imprese Ferroviarie, aveva affidato all’Ingegner Erwin Thomann. Si conservano moltissime suoi scatti fotografici su lastre in vetro che fanno parte dell’ Archivio Storico della Ferrovia. Curò meticolosamente l’esecuzione dei lavori per scelta del ferro dell’armamento si trasferì per un certo periodo presso le ferriere di Piombino.
Progettò anche il collegamento con l’Adriatico e la deviazione per Cascia. Morì a Spoleto nel 1979. 

La bacheca al primo piano del corridoio è un piccolo scrigno. Qui spicca la serie di biglietti appartenente al collezionista privato Luigi Fasciglione: monocorsa e più corse, ridotti per ragazzi, da Spoleto a Biselli da 14 lire e dieci centesimi.
una bella carrellata per immaginare altri tempi, altre monete e soprattutto straordinari viaggi fatti anche in terza classe con il panorama che muta ad ogni curva o galleria e rende unica la Spoleto Norcia per questo intreccio armonioso tra la natura e l’opera dell’uomo.
Il telefono appartenente invece all’Archivio Storico del Gestore del Museo, era in grado di mandare lungo tutta la linea segnali morse; l’esemplare esposto era in dotazione dopo la seconda guerra mondiale, di regola, al macchinista della corsa, la spiegazione del funzionamento è contenuta nell’intervista al Capostazione Giuseppe Farinelli all’interno del Filmato “C’era una volta un trenino azzurro” visibile nella Stanza del Centro Studi CO.MO.DO. e acquistabile all’interno del Museo.

La visita al Museo può iniziare o concludersi qui dove i volontari dell' Associazione CO.Mo.DO. daranno al visitatore risposta ai quesiti sorti prima o durante la visita sia sulla vita ferroviaria della Spoleto Norcia e li potranno accompagnare al Plastico in scala 1:87 eseguito dai Modellisti ferroviari di Spoleto.
La nuova vita in mobilità Dolce del Percorso e delle Stazioni, voluta dal gestore Umbria Mobilità viene messa in luce da Co.Mo.Do. Cooperazione Nazionale della Mobilità dolce che cura la conoscenza della ex ferrovia e della Mobilità Dolce attraverso visite guidate all’interno del Museo e lungo le bellezze ferroviarie ed ambientali del percorso su prenotazione. Co.Mo.Do. infatti è l’associazione che dal 2006 in Italia promuove e sostiene su tutto il territorio la vita delle ferrovie in esercizio turistiche e quelle delle tratte non più armate ma che rigenerate sono diventate, come la Spoleto- Norcia, greenways  oggi a uso turistico. 

Per ampliare la conoscenza è opportuno visitare i siti umbriamobilita.it,  www.mobilitadolce.org oltre a quello di SIMTUR (Società Italiana professionisti della Mobilità dolce) dove è possibile conoscere i corsi di aggiornamento di SIMTUR in tema di mappatura e mobilità sostenibile e  per quanti siano interessati alla storia di quel viaggio sul trenino azzurro durato quarant’anni e abbiano intenzione di farne uno nuovo all’insegna dello slow travel in giro per l’Italia e lungo questa greenways così densa di storia e di identità locale.

Usciti dal Museo, nel fabbricato ex alloggi dipendenti è collocato il Plastico ferroviario. La rappresentazione in scala classica 1:87, è opera del MO.Fer. Modellisti ferroviari di Spoleto. Qui in una fedelissima riproduzione si può ammirare tutto quello che della ferrovia non c’è più: l’ armamento della linea, l’alimentazione elettrica, e soprattutto il treno! Per la sua visita vedere la sezione info.
Dopo due chilometri dall’ingresso al percorso di mobilità Dolce della ex Ferrovia Spoleto Norcia, esattamente al chilometro 3 della ferrovia, il viadotto è senz’altro l’elemento simbolo della architettura ferroviaria felicemente integrata al paesaggio di tutta la linea.
Si compone di sei arcate con struttura portante in pietra di luce pari a 25 metri. Qui i binari che passavano a 65 metri di altezza. Compreso tra due brevi gallerie, i lavori di costruzione del viadotto iniziarono nel 1915 e terminarono nel 1920. Oggi è una fermata obbligatoria per ammirare la Valle Spoletana e, alle spalle, la vecchia strada Nursina che sale verso Forca di Cerro, dove prima del treno, si possono immaginare le carrozze a cavallo che salivano il versante spoletino per raggiungere in quattro ore e mezza Norcia. Molto gradevole è anche la escursione fotografica per raggiungere la base dei piloni che si può fare partendo dal Museo e raggiungendo il Fosso Cortaccione, con l’ausilio di guide. L’opera di ingegneria ferroviaria di maggiori dimensioni ed impegno dal punto di vista costruttivo è situata tra i km 9 ed 11 della linea, posta dopo un chilometro dalla Stazione omonima. Fatta per superare il valico di Forca di Cerro, impegnò cospicue maestranze per aprire un varco tra le rocce prevalentemente calcaree e marnose e congiungere così la Valle Spoletana alla Valnerina. Gli scavi vennero effettuati con l’ausilio di mine ma anche a mano. Come per le altre gallerie, è necessario dotarsi di illuminazione propria per il suo attraversamento e di un po’ di tempo per ammirarne le particolarità. Ci sono concrezioni calcitiche che formano piccole stalattiti sulla volta del tratto iniziale, qui anche una piccola sorgente di acqua posta in una nicchia contribuisce ad imbiancare di carbonato di calcio il percorso.

Superato il colmo della schiena d’asino posto a metà galleria, nel tratto centrale e finale colonie svernati di Pipistrelli appartenenti in maggior parte alla specie protetta dei Miniotteri popolano le volte con colonie anche di alcune migliaia di unità da novembre a marzo.
Il treno impiegava quasi due minuti per scendere dal viadotto Tassinare, inforcare la Galleria di mezzo chilometro omonima e sbucare proprio sotto al pilone centrale del Viadotto. Oggi il chilometro 13 e dintorni, meritano senz’altro un po' di tempo del vs viaggio. La vista sulla media Valnerina e questa unicità costruttiva della ferrovia ne fanno un punto di osservazione del paesaggio e della ingegneria ferroviaria davvero privilegiato di tutta la Spoleto Norcia. Poco dopo metà percorso, nel comune di Vallo di Nera, la particolare galleria di Passo Stretto conduce al Casello omonimo e alla adiacente area attrezzata per i visitatori. E’ una suggestiva location quella creata dall’ansa del fiume Nera dove si specchiano gli archetti laterali della galleria, invitando ad una piacevole sosta intermedia al tratto Santa Anatolia Borgo Cerreto.

Numerose le specie botaniche ed animali protette oltre alla suggestione data dall’attraversamento del Parco Geologico della Valnerina, suggeriscono una visita accompagnati da esperti naturalisti. Situata tra massicci calcarei di Travertino e Maiolica che si fronteggiano con pareti alte qualche centinaio di metri, il treno vi giungeva dopo aver superato la Galleria in semicurva di Triponzo di 454 metri e la Stazione di Triponz. Qui il Fiume Corno fiancheggia la ferrovia al Km trentasei. Passando in questo tratto si è sovrastati da una coppia di pareti quasi verticali di roccia con colori che vanno dal grigio all’ ocra distanti appena tra loro 50 metri che sbucano all’improvviso uscendo dalla Galleria Balza Tagliata  fino ad inforcare la omonima. Il giro fotografico deve riservare qualche scatto all’antico collegamento presente in destra orografica del fiume Corno. E’ un piccolo passaggio scavato nella viva roccia che collegò dall’età pre-romana fino al Medioevo Spoleto alla Valnerina. Per la escursione puntuale è opportuno chiedere informazioni presso il Museo.
Posta poco dopo il km 40 ferroviario, la Stretta di Biselli è un concentrato di bellezza: il Corno ha scavato qui un profondo e stretto canyon, poi resti visibili di un ponte di epoca romana e di una opera di sbarramento medievale per praticare la pescicoltura, infine l’integro ponte in direzione Torre Argentigli, sempre di epoca medievale fiancheggiano la galleria di Biselli. All’interno presenti ben due sorgenti di acqua. Qui la visita può ben assumere il carattere di escursione puntuale, con ausilio di guide, all’interno di un programma più ampio che può prevedere l’arrivo in questo sito di interesse monumentale, anche in rafting scendendo dal fiume nera con imbarco a Serravalle di Norcia, km 44 e cinquecento ferroviario, costeggiando la ferrovia nel tratto ove il treno passava su ben sei ponti in ferro in un paesaggio davvero senza uguali. Per la escursione puntuale è opportuno chiedere informazioni presso il Museo.


Testo Paolo Capocci
Responsabile Valorizzazione Greenway Spoleto-Norcia
Foto @debbiSanna