JoJo Rabbit

JoJo Rabbit


Non vinceranno mai. L'amore è la cosa più forte al mondo.
Una frase di Rosie (Scarlett Johansson)

Jojo Rabbit (2019) è una commedia drammatica ambientata nella Germania nazista a un passo dalla resa, avvenuta nel maggio del 1945. Il regista è il neozelandese Taika Waititi, di papà maori e mamma di discendenza ebraica. Ha scelto di cospargere il film d’ironia, di poesia e di spunti parodistici, sulla falsariga di altri film, quali Vogliamo vivere! (1942) di Ernst Lubitsch, La vita è Bella (1997), diretto e interpretato da Roberto Benigni, o Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino. Inoltre ha dato colore alla pellicola, puntando anche su costumi d’epoca accesi di fantasia, in contrasto con il grigiore che contraddistingue film in bianco e nero su quel periodo storico, rendendola accattivante anche dal punto di vista estetico.

Jojo, Johannes Betzler, dieci anni, interpretato dall’attore esordiente Roman Griffin Davis, è l’indiscusso protagonista, benché sia circondato da un cast di personaggi frizzanti, che non si fanno dimenticare. Vive con mamma Rosie, Scarlett Johansonn, che gli fa da madre e da padre, sorretta da un incrollabile ottimismo. Verso la fine del Secondo conflitto mondiale gli uomini sono impegnati al fronte, e il padre di Jojo non fa eccezione. Il quadro famigliare è contraddistinto da una “assenza” ulteriore, la sorella maggiore Inga scomparsa per influenza.
Poi ci sono gli amici di Jojo: c’è Yorki, Archie Yates, un suo coetaneo, che condivide con lui le esercitazioni al campo estivo della Gioventù hitleriana; e c’è l’amico “immaginario” cui si rivolge nei momenti di crisi e che, in quanto introiezione del padre e figura idealizzata, agli occhi di Jojo ha le sembianze nientemeno che di Adolf Hitler. Il regista stesso interpreta il ruolo di “Hitler” e lo fa con grande ironia, ispirato dal personaggio di Charlie Chaplin nel Grande dittatore (1940), infantile e “poetico”, che gioca con il mappamondo fino a quando non gli scoppia in faccia. Un bambino pieno di candore come Jojo non può nemmeno concepire la disumanità del personaggio storico, del resto debitamente occultata degli eccessi dalla propaganda nazista. Inizialmente “Hitler” si limiterà a “incoraggiare” il piccolo protagonista; poi comincerà a mostrarsi insistente nel chiedergli di agire da delatore; alla fine, rivelandosi per quello che è, cioè un gretto manipolatore, scomparirà in maniera scenografica senza tanti complimenti.

Attraverso l’indottrinamento di Jojo, che vive il delicato passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza, leggiamo la pervasività del regime nazista. Le idee sugli ebrei inculcate in ragazzini come lui sono strampalate ma rispecchiano la propaganda e le “dicerie” dell’epoca. I libri capaci di formare le coscienze, sui quali ancora si fonda e si misura la nostra civiltà, nel film come nella realtà degli anni del nazismo, sono messi all’indice e bruciati nei falò. Il “giovane hitleriano” doveva essere un esecutore fanatico, senza capacità critica e senza scrupoli. È per “allenare” alla crudeltà le giovani menti che un membro maggiore d’età della Gioventù hitleriana ordina proprio a Jojo, di fronte alla squadra, di sopprimere a mani nude un pacifico coniglio che gli viene messo tra le braccia: lui si limiterà ad accarezzarlo e a posarlo a terra. Prevale in Jojo la legge morale. Ma per questo suo atto riceverà l’appellavo insultate di coniglio, “Jojo Rabbit” appunto, coniato dall’istruttore e fatto proprio dal coro di ragazzini.
Il tentativo di Jojo di mostrare il proprio “coraggio” di fronte a tutti con un gesto “eroico”, su suggerimento di “Hitler”, fallisce, lascandolo ferito al volto e a una gamba da una bomba a mano malamente lanciata.
Il destino di Jojo sembrerebbe la marginalizzazione, ma, grazie all’intervento risoluto della madre, il surreale capitano Klenzendorf, cioè l’attore Sam Rockwell, che ha la responsabilità del campo, affida a Jojo alcuni incarichi secondari, come l’affissione di manifesti e la raccolta di metalli per scopi bellici. Si prenderà a cuore il ragazzino e riuscirà a salvarlo da un paio di situazioni potenzialmente letali. Il capitano Klenzendorf è aiutato da Fraulein Rahm, la brillante attrice australiana Rebel Wilson, che si presenta come “madre di diciotto figli” e finirà per armare e mandare allo sbaraglio i bambini e le bambine del campo (il Fuhrer nel 1945, avendo ormai pochi uomini a disposizione, in un estremo quanto vano tentativo di difesa della nazione, reclutò davvero i ragazzini della Gioventù hitleriana).

A un certo punto la storia prende una piega inaspettata. La mamma di Jojo nasconde un segreto: ospita in casa una ragazza ebrea, Elsa Korr, l’attrice Thomasin McKenzie, compagna di classe della figlia. Jojo la scopre all’insaputa della madre. Lui, terrorizzato, vorrebbe denunciare la ragazza alla Gestapo ma lo trattiene la consapevolezza che la madre ne subirebbe le conseguenze. Jojo allora, in cambio del silenzio, pensa di spillarle a Elsa informazioni dettagliate sugli ebrei per realizzare un libro che consenta di distinguerli. Elsa sta al gioco e senza obiettare ai preconcetti strampalati di Jojo, come l’idea che gli ebrei abbiano le corna o che dormano a testa in giù come pipistrelli, gli fornisce informazioni mirabolanti, dicendogli, per esempio, che gli ebrei sanno leggere nel pensiero. I due cominciano così a confrontarsi. Ma sarà mamma Rosie, entrata nella resistenza, a squarciare il velo, a insegnare al figlio ad affrontare la realtà “senza voltare il capo”: ciò avverrà nella maniera più cruda, attraverso un atto di coraggio vero. Il coraggio, quello che Rosie infonde al figlio e a Elsa, è il tema trasversale del film, che, a fronte di vicissitudini tremende, termina con una meravigliosa danza liberatoria. Taika Waititi per la sceneggiatura ha tratto spunto dal romanzo della scrittrice neozelandese e belga Christine Leunens "Il cielo in gabbia" (pubblicato in Italia anche con il titolo Come semi d’autunno), dove il protagonista maschile è più grande, ha diciassette anni, e tra lui ed Elsa si sviluppa una relazione sentimentale.
Nel caso di Jojo Rabbit questo aspetto è stato traslato sul piano di un rapporto tra “fratello” e “sorella maggiore”, in sostituzione della sorella morta, inoltre il regista ha voluto dare al film un finale di speranza, in cui, come profetizzato da Rosie, l’amore vince sull’oppressione.
Mi piace citare  il film Germania anno zero (1948) di Roberto Rossellini, dedicato al figlio scomparso prematuramente, che prende l’avvio dall’immediato dopoguerra, una sorta di passaggio di testimone da Jojo a Edmund, da un film a tratti surreale a un film neorealista e spietato, per la delicatezza con cui entrambi i registi hanno preso per mano i loro giovanissimi ed eccellenti protagonisti, attraverso i cui occhi si capiscono tante cose.

Stefania Nigretti
Tutti i diritti riservati

Regista: Taika Waititi
Genere: Commedia, Drammatico
Anno: 2019
Paese: Germania, USA
Durata: 108 min
Data di uscita: 16 gennaio 2020
Distribuzione: Walt Disney Italia / 20th Century Fox
Il film ha ottenuto 6 candidature a Premi Oscar, 2 candidature a Golden Globes, 6 candidature e vinto un premio ai BAFTA, 5 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, ha vinto un premio ai Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, ha vinto un premio ai CDG Awards, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards, Jojo Rabbit è 5° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 244.509,00 e registrato 35.790 presenze.