10 sedute donate da aziende italiane del design a 10 musei di Milano nell'intento di creare un'interazione tra le nuove sedute e il tempo lungo del godimento dell'arte.
E' nato così il progetto Muse Dialoganti che si propone di avviare un dialogo tra le opere d'arte e il design, in uno scambio vitale che ne favorisca l'integrazione preservandone l'unicità. Chiunque visiti una mostra a un certo punto gradirebbe riposare un poco stando seduto, per poi proseguire con maggiore energia il percorso espositivo, senza contare che qualche sosta contemplativa accanto ad alcune opere è doverosa.
Queste le semplici constatazioni, come esposto da Maria Grazia Mazzocchi, dell’associazione senza scopo di lucro MuseoCity che si adopera per la promozione e la valorizzazione del patrimonio museale di Milano e del suo hinterland.
Le sedute in oggetto non sono affatto semplici elementi di arredo, perché, oltre all’utilità pratica che rivestono, sono dotate di una bellezza intrinseca, “dialogante” con il contesto museale in cui sono collocate. Si tratta infatti di prodotti “pensati”, di oggetti “sartoriali” che sottolineano la grande vocazione milanese al design.
Lo storico dell’architettura Fulvio Irace sottolinea quanto questo scambio tra design e arte non sia una novità, citando l’architetto razionalista e designer Franco Albini (1905-1977), che negli anni Cinquanta, occupandosi degli allestimenti museali di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso a Genova, propose di collocarvi la sedia Tripolina, in frassino, ottone e pelle conciata. Concepita nel lontano 1855 dall’inventore inglese Joseph B. Fenby per outdoor e prodotta per l’Italia da Viganò in epoca coloniale a Tripoli, anche perché aveva la qualità di stare in piedi su terreno sabbioso, si trovava perfettamente a suo agio negli spazi pubblici museali, luoghi che dovevano essere aperti democraticamente ai cittadini e ristrutturati dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Del resto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato quest’anno l’iniziativa Quirinale contemporaneo, in cui al Barocco delle sale e dei cortili della “casa degli italiani” si affianca la modernità con opere di arte contemporanea e di design, donate da privati o in comodato d’uso, che fanno sentire tutti gli ospiti e i visitatori in un luogo vivo e vitale, dove l’antico e il moderno si integrano donandosi valore reciproco.
I direttori e i curatori dei dieci musei dovevano segnalare un’opera accanto alla quale sarebbe stata posta la seduta. Le soluzioni, che devono molto all’impegno personale di Ludovica Serafini, architetto e designer, sono state tutte diverse tra loro e personalizzate: le sedute sono state scelte con cura in un’ottica di collaborazione con i musei e in funzione di diverse variabili, quali lo spazio in cui dovevano essere poste, i materiali esistenti, i colori, i volumi e, non ultimo, il tipo di fruitore.
Queste scelte felici hanno consentito l’instaurarsi di un mutuo scambio tra l’opera d’arte identificata dal museo e la seduta postavi accanto. Sono pezzi che, pur esprimendo la loro gradevole personalità, non mettono in ombra il contesto cui sono abbinati in un dialogo proficuo, che è anche sintesi tra passato, presente e futuro.
Ma vediamo nel dettaglio gli abbinamenti tra le dieci sedi museali milanesi e le sedute di design.
Alla Casa Museo Boschi Di Stefano di via Giorgio Jan 15, realizzata con ampie vetrate tra il 1929 e il 1931 dall’architetto Piero Portaluppi (1888-1967), che espone oltre trecento opere del Novecento, è stata abbinata la versatile sedia in policarbonato trasparente, composta di due soli pezzi, La Marie, dalla forte personalità ma dall’impatto visivo minimo, creata dal designer francese Philippe Starck nel 1998 e prodotta dall’azienda italiana Kartell.
Alla Torre romana poligonale di Ansperto del Civico Museo Archeologico, in corso Magenta 15, con affreschi altomedievali che raffigurano santi sotto le arcate, tra cui spicca san Francesco, e sul cui pavimento giace l’opera scultorea Dormiente di Domenico Paladino del 2008, è stata abbinata l’ascetica panca in legno Ripples, costituita da diverse essenze sovrapposte, noce, mogano, ciliegio, rovere e frassino, e scolpita a cerchi concentrici a richiamare gli anelli di crescita degli alberi. Prodotta da Horm Italia, è dell’architetto e designer giapponese Toyo Ito ed è stata vincitrice dell’ambito premio Compasso d’oro nel 2004.
Alla Galleria d’Arte Moderna (GAM), in via Palestro 16, che si sviluppa nelle stanze della Villa Reale, residenza nobiliare milanese costruita alla fine del Settecento, abitata perfino dalla coppia Eugène de Beauharnais e Augusta di Baviera, dai pavimenti originali di legno intarsiato, di fresco restauro, tra dipinti e statue neoclassiche, è stata posta Double Zero, in riferimento al doppio cerchio di schienale e seduta, che rimanda a un divanetto da conversazione tipicamente ottocentesco. Il designer di questo divanetto per due con struttura a vista di acciaio cromato è David Adjaye, nato in Tanzania da genitori ghanesi, ed è stato prodotto da Moroso.
Al Museo del Novecento, in piazza del Duomo 8, la seduta di design è una panca imbottita rivestita di pelle di colore rosa, di forma arrotondata. Su questa panca si sta comodi anche in tre e consente la visione delle opere da tutti i lati. È stata ideata da Federico Peri, di Montebelluna, in provincia di Treviso, e prodotta da Baxter nel 2019.
Al Museo di Storia Naturale, in corso Venezia 55, davanti a un Tyrannosaurus rex, è stata posta la panca imbottita Josephine di colore blu, senza spigoli per adeguarsi anche ai più piccoli frequentatori del museo, con piedini arrotondati in frassino verniciato. Ha la forma semplice di un segmento di Dna. È del maltese Gordon Guillaumier ed è stata prodotta da Moroso.
Al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, in via San Vittore 21, è stata abbinata la sedia in frassino Superleggera, progettata nel 1955 da Giò Ponti (1891-1979), che per la sua ideazione si era ispirato alla sedia impagliata artigianale di Chiavari, in provincia di Genova, e per questo detta “chiavarina”, molto leggera e resistente. La sedia Superleggera è prodotta oggi come allora da Cassina.
Al Museo Storico dell’Alfa Romeo, in viale Alfa Romeo 225, ad Arese, nell’hinterland milanese, è stata abbinata l’imponente poltrona di colore azzurro polvere Feltri, accostata a un’automobile d’epoca della stessa tinta. Realizzata in feltro e resine sintetiche distribuite in modo da rendere più solida la parte inferiore della poltrona, è del designer, scultore e architetto spezzino Gaetano Pesce ed è stata prodotta da Cassina dal 1987.
Per Palazzo Morando - Costume Moda Immagine, in via Sant’Andrea 6, è stato pensato il divano di pelle sfoderabile Galet di Ludovica + Roberto Palomba: ha forma circolare e due spalliere opposte, per creare un’autentica oasi di tranquillità. È prodotto da Giorgetti.
Per la Pinacoteca Ambrosiana, in piazza Pio XI 2, sono stati pensati i Pouf Euston. Sono in realtà grandi panche rettangolari, comode, confortevoli e accoglienti, con seduta di pelle impunturata, ideate da Rodolfo Dondoni e prodotte da Molteni & C.
Infine, alla Pinacoteca di Brera, in via Brera 28, sono state donate le Brera Bench, panchine in legno con ampio cuscino di pelle, appositamente ideate dal designer Giulio Cappellini e dotate di una parte retrostante lo schienale studiata per apporvi la descrizione delle opere presenti in sala. Sono prodotte da Cappellini.
Testo e foto di Stefania Nigretti
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