Una Prof. di storia ai suoi studenti di Liceo Classico, Milano

Una Prof. di storia ai suoi studenti di Liceo Classico, Milano

Gentilissime ragazze e gentilissimi ragazzi,

spero che stiate tutti bene. Come voi, sto cercando di seguire tutte le indicazione che la scienza ci ha fornito per vivere e convivere con il Coronavirus.
Mi lavo spesso le mani, non frequento luoghi con concentrata frequenza umana, uso fazzoletti di carta che poi butto immediatamente.
Purtroppo per come sono fatta, tutto ciò non basta!
Come sapete, non amo le sorprese, non le gestisco; se qualcosa non è previsto, non ho una immediata reazione, ma una sensazione di impotenza; il non sapere ad esempio quando ritorneremo a scuola (che per me vuole dire, il ritorno alla mia vita) non è contemplato nella mia mente e genera insicurezza.
Come la ragione cartesiana, vorrei cose chiare, distinte e quindi evidenti, perché così saprei distinguere il vero dal falso, il buono dal cattivo ed avere certezza del mio retto agire e pensare. 


Ma, a partire dai social o dai comportamenti irrazionali che animano i molti, ci troviamo in un clima contaminato da confusione o da “isteria collettiva”, quasi come se fossimo in totale mancanza di chiarezza e distinzione. Ecco perché penso che affidarsi alla scienza sia l’atteggiamento più razionale.
Ma come dicevo prima, tutto ciò non può bastare.
Quest’anno abbiamo condiviso quanto sia importante e imprescindibile che le risposte della scienza siano accompagnate da una domanda etica.
Senza un’etica della persona, la scienza degenera.

Mi chiedo se le nostre vite saranno sempre di più chiamate a fare i conti con questi eventi eccezionali o se questo sarà il primo e l’ultimo. Mi chiedo se questo sconvolgimento di vita è una parentesi o diverrà il background di un’intera nostra esistenza.
Indipendentemente dalla risposta (che non ho), siamo persone pensanti e tutto ciò non può passare nell’indifferenza; non posso pensare che questa interruzione di vita normale venga interpretata come una vacanza davvero speciale.
Anche noi abbiamo parte all’evento, anche noi siamo nella storia e “qui ed ora”, ciascuno per quello che è, ciascuno per il ruolo che ha, ciascuno assumendo delle responsabilità.

Proprio per questo, a casa sto studiando, sto preparando lezioni; questa sera con la paziente anima di mio marito (più social di me) cercherò di capire come utilizzare Skype o come effettuare una didattica a distanza; nell’assoluta rabbia dei miei figli (che vorrebbero solo giocare e uscire con gli amici) li sto invitando (?Obbligando!) a consultare il registro elettronico per vedere se ci sono compiti e a leggere.
Nell’incertezza, sono certa dell’importanza del mio lavoro e del contributo nel “dare un senso alla precarietà”,  facendo la mia parte.
L’invito è che anche voi partecipiate, insieme a me, facendo la vostra parte: quella di studenti pensanti e persone attente alla realtà, che si interrogano, per trovare nell’impegno come studenti una delle migliori risposte a questa situazione.

Come sono solita ad affermare, “nella puntata precedente…” abbiamo definito il concetto di Sostanza di Spinoza.
Vi invio un allegato con le mie spiegazioni, leggetele attentamente e iniziate ad appuntarvi ciò che non è chiaro e a studiarle.
Per quanto riguarda storia, vi chiedo di terminare il capitolo relativo a “La prima rivoluzione industriale”.

Da "una lettera di docente di Storia e Filosofia di un Liceo Classico milanese, ai i suoi studenti."


Ph Debbi Sanna
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