Se si vuole sentire il battito della Sardegna, si deve arrivare nel suo cuore scollinando tortuosamente, scollinando dolcemente: in Barbagia Mandrolisai, tra il fiume Tirso e il lago Omodeo. Ed ecco apparire al viaggiatore un immenso spazio, naturale selvatichezza di dolci rilievi coperti da vigneti distribuiti ordinatamente su pianori e colline ricoperte da cisto, corbezzolo, lentisco, ginestra, mirto, leccio, evoluti verso boschi e alternati a pascoli e colture. Esili giochi di luce, estetica chiara e forme naturali, dappertutto.
Arriviamo a Ortueri che vive pacificamente fra lecceti e sughereti e file di vigneti del rosso "Mandrolisai". Borgo di origine medievale, conserva ancora evidenti segni della civiltà romana disseminati nel territorio nella zona di Pedra Litterada e nella piana di Prani e Laccos dove si trovano diversi sarcofaghi. Vale la pena di avvicinarsi a questo luogo/oasi dove valgono le regole di sempre: pazienza, tempo, rispetto.
Sapienza di altri luoghi e di altri tempi che vengono in soccorso all’uomo moderno e che arrivano direttamente dalla cultura contadina. Con attenzione a luce e vento per chi vuole godersi la sua pace e la bellezza del paesaggio, il filtro è sempre la cultura sarda che si accumula nel tempo. Sguardo minimale del viaggiatore che spazia sul potere curativo di questo paesaggio scarsamente abitato, dove l’uomo è spesso marginale, casuale. Questo accade spesso quando si fanno delle passeggiate nei fitti boschi di sughereti, corbezzolo ed eucalipti della riserva naturalistica "Mui Muscas" a nord est dell’abitato di Ortueri ad un'altitudine di circa 1000 metri. La riserva di 55 ettari si caratterizza per la presenza dell'Asinello Sardo. A "Mui Muscas" infatti si lavora ad un programma di protezione, ripopolamento e purezza della razza dell’asino sardo che ha impegnato con ottimi risultati da vent’anni l’amministrazione comunale di Ortueri.
Il Comune si propone di valorizzare l’asinello e di reinserirlo in un circuito sociale per i suoi effetti terapeutici, con l’onoterapia. Le psicologhe della cooperativa Entula operano nel parco con attività di mediazione con dieci asinelli mansueti, disponibili e affettuosi che all’interno dell’asinaggio, il recinto, si fanno coccolare con striglia e spazzola. Il corpo dell’asino è fonte di stimoli piacevoli che consentono di riappropriarsi della propria dimensione corporea, intesa come riappropriazione di sè e del proprio vissuto emotivo. Si tratta di un approccio dalle infinite potenzialità che si propone come “acceleratore” delle acquisizioni, un metodo che non permette mai di restare passivi o di isolarsi. L’asino infatti riesce sempre ad ottenere la partecipazione del visitatore sollecitandolo sul piano psicomotorio, intellettivo, sociale ed affettivo. Per sentirsi ancora più partecipi di questo mondo favoloso perso nel tempo e nello spazio.