“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”
La sera di venerdì 27 marzo 2020 a Roma, sul sagrato della basilica di San Pietro, davanti a una piazza vuota ma in diretta planetaria, papa Francesco ha pregato per la fine della pandemia di Covid-19. Dopo il capitolo del Vangelo secondo Marco La tempesta sedata, 4,35-41, in cui Gesù invita i suoi discepoli a combattere la paura dell’improvviso scatenarsi di una tempesta confidando in Lui, il Papa, apparso assai provato, si è raccolto ai piedi di un meraviglioso crocifisso ligneo sul quale scorreva la pioggia rendendo ancora più realistico il corpo martoriato di Gesù.
La scultura di Gesù crocifisso, alta un metro e novantadue, policroma e dorata, in legno di pioppo, di fattura senese ma di autore ignoto, realizzata tra il XIV e il XV secolo, è normalmente collocata nella chiesa romana di San Marcello al Corso, nella cappella del Crocifisso, in un tabernacolo marmoreo su uno sfondo di velluto rosso porpora cosparso di stelle intessute in fili d’argento e caratterizzato da una raggiera di fili d’oro a circondare la figura del Cristo.
Qui il Papa si era raccolto in preghiera domenica 15 marzo.
Il Crocifisso è l’unico manufatto, rinvenuto insieme a una lampada con la sua fiammella, sopravvissuto al devastante incendio della chiesa di San Marcello avvenuto nel 1519 e su di esso non sono state rinvenute tracce di combustione. Risale a questo evento miracoloso il primo nucleo della Confraternita del Crocifisso, un gruppo assiduo di fedeli che prega tutt’ora ai piedi della Croce prendendosene cura. Pochi anni dopo, nel 1522, una grave pestilenza s’impossessò di Roma. Una processione penitenziale al seguito del Crocifisso di San Marcello per i quartieri cittadini durata sedici giorni pose fine al flagello.
Testo di Stefania Nigretti
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