Teatro della Triennale di Milano

Teatro della Triennale di Milano

… i semi (ndr. per gli orti forestali del suo brolo) venivano dalle foreste della Val di Fiemme che, dicono gli esperti, sono le più belle e danno il miglior legname delle Alpi. … rari pecci con particolari caratteristiche venivano e vengono chiamati alberi di risonanza e abbattuti, stagionati e segati in maniera accurata e seguendo le fasi lunari. Di queste assi così ottenute i liutai si servono per costruire le casse degli strumenti a corda.
Mario Rigoni Stern, Arboreto salvatico

 

Riapre i battenti il Teatro della Triennale di Milano in una veste completamente rinnovata.
Realizzato nel 1933 da Giovanni Muzio (1893-1982), anticipatore di una visione moderna facente perno sulla interdisciplinarità delle arti, è ora quasi pronto per la nuova stagione, ricca di eventi che richiamano un pubblico giovane e internazionale.
In cartellone spettacoli d’avanguardia, di danza, di musica jazz e perfino in lingua sarda, dove il dialetto aggiunge a opere importanti come il Macbeth o Il giardino dei ciliegi, di sapore esistenzialista, un tocco innovativo e spiazzante.

 

Stefano Boeri, architetto, presidente della Fondazione, fa gli onori di casa e presenta gli “sponsor” del rinnovamento, in una cornice architettonica fedele ai piani originari di Muzio nella filosofia ma arricchita di tutta la tecnologia e il design oggi disponibili. Seduti sul palcoscenico i sei ospiti: Stefano Bordone, vicepresidente vicario di FederlegnoArredo, Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e cultura della Regione Lombardia, Severino Salvemini, presidente di Triennale Milano Teatro, bocconiano e acquerellista; Letizia Moratti in qualità di presidente di Ubi Banca, che promuove progetti di valenza culturale e sociale; Livio Stazzera, presidente di Ubi Banca Popolare Commercio e Industria, che a fronte dei finanziamenti garantisce al teatro la piena libertà di programmazione; Umberto Angelini, direttore artistico di Triennale Milano Teatro e fautore di tante scelte felici.
Stefano Cattoi, dirigente del Settore Foreste della magnifica Comunità di Fiemme. La prima impressione del teatro rinnovato è olfattiva, poiché l’essenza dell’abete rosso, detto anche peccio, delle boiserie bucherellate che si dispiegano di fronte ai nostri occhi dona ai polmoni una balsamica fragranza.
E scopriamo che il Teatro della Triennale è valorizzato dalle qualità uniche della foresta dei violini della Val di Fiemme, la stessa che provvede, attraverso un meraviglioso “bosco vecchio”, millenario, alle casse armoniche dei violini Stradivari o, più recentemente, alle tavole armoniche dei pianoforti Fazioli. L’insonorizzazione, che Giovanni Muzio stesso avrebbe voluto affidare alle proprietà del legno, trova nella capacità di risonanza di questa essenza il materiale di eccellenza.
Parliamo del prezioso legname degli abeti rossi caduti in seguito alla tempesta Vaia che, lo ricordiamo, proprio dal 26 al 30 ottobre dello scorso anno, ha infuriato nel Nord-Est del Paese lasciando a terra, con un vento di scirocco che sfiorava i 200 kilometri all’ora, 8,5 milioni di metri cubi di legname, l’equivalente di cinque anni della produzione italiana.

Le comunità montane, oltre ai danni rilevanti subiti con il conseguente crollo dei prezzi del legname, che ha decretato la fine dell’attività per i piccoli produttori, si ritrovano ora un territorio maggiormente esposto a rischi idrogeologici. Siamo di fronte a una emergenza nazionale cui questo progetto ha voluto dare eco: chissà che altri teatri nel mondo non prendano a modello questo nostro piccolo gioiello e non prendano forma altre importanti iniziative.
Tornando all’aspetto del teatro, non possiamo non notare sul pavimento di legno le eleganti poltrone grigie Frau, morbide e dallo stile riconoscibile, e gli archetti metallici delle balaustre in sostituzione di pannelli in vetro che costituivano una barriera sonora.
Tra i dettagli ancora mancanti, il lampadario centrale, ora un prisma: sarà di forma circolare, rifacendosi al progetto originario di Muzio.
Linee essenziali, pulite.

Stefania Nigretti

Info
Fondazione La Triennale di Milano
T+39 02 72434-1
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