Fermo, antica colonia romana, si presenta al viaggiatore nel suo oro brunito della sera che spegne le sue luci morbide e rosee dentro le sue nobili architetture, in cui l'aria estiva sembra portare un colore disciolto; il paesaggio che la circonda è quello medio, dolce, senza mollezza, equilibrato, moderato, quasi che l'uomo ne avesse fornito il disegno. Non esiste una terra meno gotica, o meno barocca, come scriveva Guido Piovene, di questa terra marchigiana. È un paesaggio che fugge, si sfalda, si ricompone, mentre lo si fotografa, come una sequenza cinematografica con le sue dissolvenze e riassestamenti, o come un volto che muta nel tempo.
Il viaggio a Fermo comincia dalla cima panoramica del suo colle sul quale si disegna la mole del Duomo, luminosa nel sole, e i lecci e le conifere secolari della spianata del Girfalco, dove sorgeva la rocca che i Fermani demolirono nel 1446, nel corso della ribellione a Francesco Sforza. Per i declivi, che scendono alla valle del Tenna, da un lato, e a quella dell’Ete, dall’altro, s’intrecciano, tortuosi e ripidi, vicoli e stradine, tra case di mattone chiaro, palazzetti del ‘400, edifici rinascimentali e innumerevoli chiese tra scorci schiettamente medievali: magnifica la Piazza del Popolo con il Palazzo dei Priori (del ‘500), sede della superba Pinacoteca Civica ricca di tavole tardo-gotiche e celebre per l'Adorazione dei Pastori di Rubens, così come vanto cittadino è la seicentesca Sala del Mappamondo con una biblioteca di libri antichi fra le più note in Italia.
Nell’articolato contesto urbano di Fermo uno dei rioni di maggiore interesse è il quartiere di Campoleggio, ricco di varie testimonianze artistiche romane, medievali e rinascimentali che, a distanza di molti secoli, ancor documentano la virtù economica e le scelte attente di quanti vi hanno abitato. Fra queste emergenze spicca l’Oratorio di Santa Monica che custodisce un importante ciclo di affreschi tardo-gotici riconducibili alla scuola pittorica umbro-laziale con una recente attribuzione a Pietro di Domenico da Montepulciano. Questi affreschi, insieme con gli altri nel vicino tempio di S. Agostino, costituiscono un patrimonio di arte e di cultura tra i più considerevoli del Piceno. Si continua la visita lungo Corso Cavour, arteria fra le più notevoli della città, fiancheggiata da bei palazzi, tra cui il trecentesco ex Monte di Pietà, vicino alla duecentesca Torre dei Matteucci. Proseguendo in corso Cefalonia, da notare il Palazzo Azzolino del ‘500 con vera da pozzo nel cortile. Lungo via Mazzini, attraversata la Piazza del Popolo, si trova il Teatro Comunale dell’Aquila, uno fra i più grandi teatri storici in Italia, importante polo culturale dell'intera regione.
A Fermo ci si può anche calare nell’aria buia e densa della profondità al di sotto del costruito e percorrerla lentamente lungo un sistema ipogeo nel centro storico. Le Cisterne Romane testimoniano l’importanza della città nel periodo antico. Organizzate in trenta stanze comunicanti voltate a botte, erano destinate alla raccolta di acqua sorgiva e piovana, occupando una superficie di 2.200 mq circa. La miriade di pozzi, cisterne, cunicoli drenanti e fontane rappresentano quel sistema idraulico complesso che, prima della realizzazione dell’attuale acquedotto, ha consentito per secoli la captazione, il trasporto e la distribuzione di quell’elemento primario dell’esistenza che è l’acqua. Un fulgido esempio di ingegneria idraulica della Roma imperiale conservato a Fermo!
Ricca anche la rete provinciale dei Musei Comuni che ha per capofila Fermo, che riunisce un importante patrimonio museale diffuso che sa coniugare le radici più profonde della bellezza e del sapere con gli stimoli più avanzati della contemporaneità. Di grande interesse è il MITI, Museo dell’Innovazione e della Tecnica Industriale, ospitato all’interno delle Officine Storiche dell’Istituto Tecnico Industriale “Montani”. Molti i macchinari storici e le strumentazioni didattiche di diverse epoche e ambiti, nonché i dispositivi interattivi e gli apparati didascalici a raccontare l’interazione tra cervello e mani e a rappresentare quello stretto legame tra il sapere (scuola) e il saper fare (fabbrica).
Il viaggio a Fermo è finito. L’ultima passeggiata sulle sue strade, che si insinuano di sorpresa nell’interno hanno improvvise aperture sulle valli ondeggianti, e sul limitare dei colli vi sono borghi che aspettano il viaggiatore che ancora si chiede se siano veri o solo nuvole e profili di luce.
Io amo molto Fermo, sorella carnale di Urbino, più bionda, più pingue e di carattere, più aperta e dolce.