Il travel coaching

Il travel coaching

Si fa largo una nuova tipologia di viaggio lento: il travel coaching, una forma moderna di viaggio esperienziale. Accompagnati dalle travel coach Valeria Salvai, che è anche travel designer e blogger, e Sara Schirripa, che è counselor professionista in diversi ambiti, compreso il rapporto con il cibo, ci siamo ritrovati in una quindicina di persone attorno a un grande tavolo: ci siamo presentati e abbiamo parlato del nostro modo di viaggiare. Ma se l’argomento della serata era il viaggio, tant’è che in programma c’era pure una proposta che aveva per meta Lisbona per apprezzarne il fascino e ri-scoprire se stessi, il tema dominante della serata è stato il rapporto di ognuno con le domande del proprio io. Normalmente le due travel coach, che interpretano il viaggio come occasione di crescita personale, operano presso l’Associazione Afrodite, specializzata in benessere e attività creative, in corso di Porta Nuova 38, a Milano. Il viaggio, nell’ottica del travel coaching, è un pretesto per fare emergere pensieri, emozioni e potenzialità in ombra, per permettere di affrontare alcune questioni, i punti nodali che ciascuno si trova di volta in volta ad affrontare nella vita, con il giusto distacco. Lontani dalla quotidianità, dalla frenesia e dai ruoli imposti, si ha l’occasione di vedere la propria realtà personale e relazionale sotto una luce nuova.
Innanzitutto ci è stata sottoposta una lettura, cui abbiamo prestato ascolto a occhi chiusi per non perdere l’intensità del momento, di cui riporto le parole finali: … D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda… È una frase di Marco Polo trascritta da Italo Calvino nelle Città invisibili. La suggestione è al di fuori del tempo e dello spazio: appartiene al mondo interiore, a una dimensione psicologica. Per farci capire l’essenza del loro lavoro, Valeria e Sara ci hanno coinvolto in un esperimento immersivo, dopo un rito quasi scaramantico in cui ci hanno fatto “scacciare i pensieri negativi” che avrebbero potuto ostacolarci, hanno distribuito al centro del tavolo fotografie di mete di viaggio: città ultramoderne, città ricche di arte o di monumenti, città di mare, ora europee ora di altri continenti, fatte di piccole case bianche o di case colorate addossate le une alle altre, scorci romantici o freddi o misteriosi, ricchi di verde o spogli.
Così, agendo d’impulso, ciascuno di noi ha estratto dal mucchio una foto che per qualche insondabile ragione lo aveva colpito e, lo avremmo scoperto poi, sarebbe stata quella immagine a rappresentarlo maggiormente nella dimensione psicologica che stava vivendo, quasi che lo scatto fosse stato rivolto alla persona anziché alla città.

Dopo un breve lavoro personale di descrizione della foto, di attribuzione di caratteristiche ecc., c’è stata una fase in cui a turno descrivevamo i motivi della nostra scelta. Avendo proiettato tanto di noi stessi su quell’inquadratura, a un certo punto abbiamo rivelato qualcosa di personale, attinente alla nostra situazione più recente. Pensavamo di parlare di una città, vera o immaginaria che fosse, in realtà abbiamo parlato di una dimensione profonda di noi stessi, delle nostre paure, dei nostri desideri, del senso di smarrimento, della solitudine, delle speranze, di cadute e di nuovi inizi, della difficoltà di portare a termine percorsi che fino a un certo punto ci era parsi gli unici possibili, di contraddizioni e di tanto altro ancora.
Nella bolla magica del nostro cerchio, eravamo meno difesi, meno trattenuti, accolti dalle voci delle nostre coach che attivavano nell’interlocutore di turno gli elementi di una possibile svolta o di una accettazione di parti di sé, che avrebbero consentito un adattamento a una realtà mutata per proprio volere.
Tra un pensiero che ha coperto una ferita e uno che ha spalancato un orizzonte, se non ne siamo usciti con una soluzione in tasca, almeno abbiamo avuto qualche idea in più su cui riflettere.
E se è stato così in un esperimento attorno a un tavolo, figurarsi in una città vera e propria, ricca di stimoli culturali e sensoriali, con la guida di una coach che ci incoraggia a sciogliere i nostri canali espressivi per fare affiorare le domande interiori più urgenti.
Del resto, … D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda…

 

Stefania Nigretti
Ph @debbisannaimages