Catania, rarefatta armonia della sua natura divina

Catania, rarefatta armonia della sua natura divina

Sai cos’è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando.
(Leonardo Sciascia)

Esistono diverse categorie del bello che differenziano non solo le civiltà ma anche i periodi storici di una nazione; e quelle legate alla bellezza classica occupano, nell'immaginazione collettiva, un posto privilegiato. La Sicilia, in molte delle sue città, è l'isola che conserva gli archetipi del mondo classico, è il luogo da cui ha origine la formazione spirituale dell'occidente italico.

 

Il viaggiatore che vuole ritornare a questa forma archetipale, che voglia cioè conoscere il principio del bello artistico, che desideri sperimentare la quieta armonia dell'isola degli dei, la bellezza ideale, può ripercorrerne le tappe iniziando da Catania, luogo che, attraverso i suoi monumenti, sprigiona l'anima classica, creatrice di un bello ideale che coincide con la rarefatta armonia della sua natura divina.

L'Etna col suo fumante pennacchio mobile secondo il vento, da vera "colonna del cielo" come Pindaro scrive, dice al viaggiatore che oltrepassando il Simeto, il più grande fiume di Sicilia, sta entrando a Catania, sette volte distrutta e sette volte riedificata dai Catanesi con tenacità.
Si entra in città costeggiando l'immensa spiaggia, attraverso gli archi della marina che sostengono la ferrovia.

Da porta Uzeda ci si inoltra in piazza del Duomo.
In stile barocco edificato dai Normanni di Ruggero I, in onore di Sant'Agata, patrona della città.  Ferdinando Alberto I di Brunswick-Lüneburg, scriveva del Duomo... Nel coro si trovano quarantadue immagini splendidamente scolpite della vita della Santa culminanti nella sua incoronazione da parte di Cristo e di Maria. Negli scanni della parte absidale possono sedersi sedici ecclesiastici, che devono essere tutti di sangue nobile e che percepiscono annualmente un introito di centocinquanta scudi. Nella chiesa, la cui forma è lunga e stretta, si trova una cappella nella quale è custodito il corpo di Sant'Agata, chiusa bene da due porte, una ferrea e l'altra cuprea con otto diverse serrature. Il soffitto è decorato con antichi, ma ancora splendidi, dipinti raffiguranti le sofferenze di Cristo. La chiesa è dotata di un bel campanile che ha una campana dal melodioso rintocco, e che è raggiungibile dopo aver fatto duecentoquarantadue scalini.
In questo campanile si trova un'altra campana che si suona nottetempo per dare il segnale a tutti di restare in casa, e alle guardie di prepararsi. Se esse s'imbattono in qualcuno che porta un'arma, lo mettono in prigione. Da questo campanile, costruito in forma di triangolo, si gode un bel panorama della città.


il nostro viaggiatore sarà attirato dalla la fontana dell'Elefante, conosciuta come U Liotru in dialetto. L'elefante in pietra lavica sorveglia questa piazza su cui si erge il Palazzo Senatorio, sede del Comune.  La Facciata è capolavoro del Vaccarini e al suo interno custodisce le spoglie di Vincenzo Bellini.



In via Vittorio Emanuele, non lontano dal Duomo, varcando la soglia di un sobrio e antico portale si fa ingresso in un grazioso e piccolo mondo di epoca romana, dove convivono da secoli l'Odeon e il Teatro Romano. Al mondo non esiste nulla del genere. 
L'Odeon è un gioiello architettonico, zeppo di dettagli inediti per l'epoca romana. Lo rende eccezionale la pietra lavica. Il colore scuro della lava e quello chiarissimo del calcare rendono intimo il semicerchio.


Barocco, barrueco: perla irregolare, questo significa e niente si attaglia meglio a Catania che uno stile di forme ricche di contrasti ed esuberanti. Un'esagerazione, oltre il limite. Ogni città ha la sua storia scritta, depositata nel lessico della propria architettura.



Bella la chiesa di S. Placido, alle spalle della cattedrale, e sulla via Etnea la facciata concava della Basilica Collegiata, ad impianto longitudinale articolato in tre navate, costruita nel vecchio quartiere del "collegio", il cuore popoloso della città medievale tra il mercato del lunedì ('a fera 'o luni') di Piazza San Filippo (l'attuale Piazza Mazzini), la platea magna, e la loggia senatoria.

La Via Etnea pavimentata da lastre di lava, si allunga fino ai piedi dell'Etna. Qui scorre la vita di Catania. I tavolini di caffè invadonola Piazza Bellini e piazza dell'Università. Da vivere molto di notte. La Catania monumentale si offre meglio nel buio rotto dai bagliori di una sapiente illuminazione. La Catania di notte è immensamente allegra e vogliosa di vivere.

Il viaggiatore non tralasci di andare in via Crociferi, di bella forza suggestiva, fiancheggiata da begli edifici borghesi e da una teoria di chiese barocche, chiusa dal portale d'ingresso di villa Cerami e aperta da quella a una sola navata di S. Benedetto con portale del Vaccarini e un vestibolo con scalinata marmorea, separata dalla chiesa di S. Francesco Borgia da un piccola via che porta al palazzo Nava-Asmundo, aggettante su una deliziosa piazzetta.
Nelle vicinanze si nota l'antico convento della chiesa dei Gesuiti oggi Scuola di belle arti, con il suo elegante cortile a portico.

Via dei Crociferi è proprio un un raro esempio di unità architettonica, definita la strada più bella della Catania settecentesca. Essa ha inizio in piazza San Francesco d'Assisi e vi si accede passando sotto l'arco di San Benedetto che collega la Badia maggiore alla Badia minore posta ai due lati della strada. La strada, contornata da chiese, monasteri e poche abitazioni civili, è un raro esempio di barocco siciliano.
La chiesa di S. Giuliano, è capolavoro di architettura settecentesca religiosa, con la sua facciata curvilinea, a pianta ellittica di tipo borromiano, con un altare maggiore in pieno stile barocco, e con un pavimento riccamente policromo.

E il cibo? E i pesci? Appena pescati vengono legati con uno spago alla testa e alla coda, ricoperti di ghiaccio tritato e messi in frigo. Il viaggiatore perciò non dimentichi una visita alla tumultuosa e festosa pescheria: il mercato di piazza del Currò. Di fianco a Piazza Duomo, nel dedalo di stradine sotto secolari, è il più pittoresco della Sicilia. I grani di Catania, i suoi vini, i suoi frutti, i suoi legumi, sono di una grandezza, di una qualità e di un'abbondanza straordinaria.

 Il mercato del pesce è un'attrazione incredibile a Catania e qui puoi acquistare o gustare una vasta selezione di pesce fresco e frutti di mare.
Un'atmosfera e colorata accoglie le persone in A 'Piscaria (La Pescheria). Aperto la mattina nei giorni feriali dalle 7 alle 14 e tutto il giorno il sabato. Ogni mattina è vivace e animato.Seguendo le tradizioni locali, i pescatori cercheranno di attirare i compratori con la loro voce forte e molto gesticolante. Nelle vicinanze ci sono anche bancarelle di frutta e verdura, nonché formaggi e funghi dei villaggi di montagna intorno all'Etna.

Non vi è produzione che contragga il gusto dello zolfo, appunto come succede nelle vicinanze del Vesuvio, imperocché l'Etna non contiene che pochissima materia solforosa. Nel mercato saltano agli occhi i panelli e gli arancini, i cacocciulli (carciofi), i carduna (cardi), vrocculi, i quangghi ( melanzane tagliate a filetti e fritte).

 Chiaccherando con il giornalista Giuseppe Fava disse di come sia diventato profondamente catanese. I suoi figli sono nati e cresciuti a Catania, i suoi pochissimi amici ed i molti nemici sono a Catania, in questa città ha patito tutti i suoi dolori di uomo, le ansie, i dubbi, ed anche goduto la sua parte di felicità umana. Ama questa città con un rapporto sentimentale preciso: quello che può avere un uomo che si è innamorato perdutamente di una puttana, e non può farci niente: è volgare, sporca, traditrice, si concede per denaro a chicchessia, è oscena, menzognera, prepotente, e però è anche ridente, allegra, violenta, conosce tutti i trucchi e i vizi dell'amore e glieli fa assaporare, poi scappa subito via con un altro; egli dovrebbe prenderla mille volte a calci in faccia, sputarle addosso ma il solo pensiero di abbandonarla gli riempie l'animo di oscurità. 

Ci sono carrettini e banchetti grandi come scatole da scarpe che vendono i "passatempu": carrubbe, lupini, fave. Ma il meglio di questa cuccagna sono le focacce con milza o ricotta. E che dire dei gelati o delle granite con la panna? Tra le migliori del Sud (specie quelle al gelsomino e di scursunera, radice a scorza nera).

Questo mercato è l'oro delle arance, è profumi, suoni, è il giallo e il verde dei limoni, e montagne di fichi d'India. I migliori sono gli scuzzunati, quelli di settembre, dopo le prime piogge.  Il rosso dei peperoncini, il bianco dell'aglio, i mille verdi degli orti, è l'ocra del pane, guarnito di sesanzio.


Qui siamo in un altro emisfero, dove i doni della natura sono tutt'uno con i prodigi dell'arte, e dove l'arte di certe antiche ricette diventa un solare godimento di armoniche combinazioni, in simbiosi con una millenaria sapienza di vivere, quasi che tutto fosse destinato a impastarsi col mito.

Photo Reportage Sicilia febbraio 2020, Debora Sanna
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